GHOST HUNTERS – HESPERYA PARANORMAL RESEARCH
Posted 22/08/2015
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È quando la luce del giorno muore, nelle ombre del crepuscolo e tutto intorno piano piano si addormenta, che si cerca ciò che si è spento, ma non è scomparso.
È questa la mission di Hesperya, associazione culturale bresciana che si occupa di ricerca nel campo del paranormale.
Dopo aver letto vari articoli e news su di loro, incuriosita, ho deciso di intervistare questo gruppo, che con serietà e passione, attraverso l’uso di strumentazioni tecniche, indaga su fenomeni apparentemente inspiegabili.
Questa è la chiacchierata con Luca Maggini, Fondatore e Presidente di Hesperya.
Chi siete e di cosa vi occupate?
«Hesperya è un’associazione culturale che svolge ricerche in luoghi pubblici e privati dove si manifesta un apparente avvenimento paranormale. Siamo quindi spesso contattati da privati per tentare di dare una risposta a cui loro non riescono a dare una spiegazione razionale. Inoltre, ci rechiamo anche in luoghi ove sia presente una leggenda o un mito legati al folklore popolare e con l’ausilio della nostra strumentazione tentiamo di appurare se esiste un fondo di verità».
Quali strumentazioni usate e su quali studi vi basate?
«Usiamo strumentazione strettamente scientifica per raccogliere dati tangibili e quindi catalogabili. Purtroppo questo genere di ricerca non ha una linea retta da seguire, anzi, spesso gli strumenti non segnalano nulla nonostante magari nel registrato audio rimane, ad esempio, impressa una voce. È strano ammetterlo, ma si procede a tentativi, cercando di capire sempre meglio cosa può e cosa non può essere utile in quel particolare momento. Queste tecniche si rifanno a studi svolti a partire già dal ‘900 in varie parti del mondo; uno su tutti la possibilità di capire la presenza di uno spirito, o meglio una energia, attraverso la variazione di campo elettro-magnetico».
Vi muovete solo in Lombardia o anche in altre parti d’Italia?
«Noi siamo di base a Brescia quindi abbiamo svolto diverse indagini nel territorio Bresciano, ma anche al di fuori della nostra provincia fino alle regioni confinanti».
Come inizia una vostra indagine?
«Se possibile, si inizia con un sopralluogo dell’ambiente e l’ascolto delle persone coinvolte, soprattutto per abitazioni private. Poi si procede rilevando possibili fonti di inquinamento, come rumori ripetuti, fonti ad alto impatto elettro-magnetico, riflessi vari, giochi di ombre e luci. Una volta segnato ciò che ha una spiegazione più che razionale si inizia l’indagine vera e propria».
Quale è stata la “presenza” che vi ha particolarmente “inquietati”?
«Abbiamo raccolto nel corso del tempo diversi EVP (Electronic Voice Phenomena), cioè fenomeni di voci elettroniche, rimaste impresse sui dispositivi audio digitali e analogici. Uno dei più chiari resta una voce che pronuncia “Chi Siete?” all’interno della prigione del Castello Dal Verme di Zavattarello (PV). Sempre nello stesso luogo, una componente della crew si è sentita chiaramente chiamare da una voce vicino al proprio orecchio; tale voce è stata sentita anche da altre persone ed è rimasta impressa nelle telecamere che in quel momento stavamo usando per riprendere l’indagine. Quest’ultima anomalia di sicuro, posso ammettere, è stata la più inquietante, soprattutto per colei che è stata chiamata per nome. Chiaramente non era nessuno dei presenti. Tutte le prove raccolte sono visionabili e ascoltabili presso la sezione indagini del nostro sito web, www.hesperya.net».
Nel corso delle vostre indagini vi siete mai imbattuti in delle bufale?
«In vere e proprie bufale no, ma è capitato in un’occasione che si trattasse di un caso di pareidolia; in una foto a noi mandata si poteva scorgere quello che poteva sembrare la sagoma di un bambino e tutto questo all’interno di un cimitero. Dopo esserci recati sul posto e scattando nostre foto dalla stessa angolazione, abbiamo potuto notare che gli elementi all’interno della cripta creavano quell’effetto. Concludendo, si trattava di un semplice caso di pareidolia visiva».
C’è un luogo in Italia o nel mondo su cui vi piacerebbe particolarmente indagare?
«Ammetto che attraverso determinati programmi televisivi, i maggiori a stampo americano, riescano a dare più o meno importanza alle location e che quindi crei una vera a propria gara all’accaparrarsi quel tale luogo. Diciamo che noi, come spesso già capitato, preferiamo indagare in piccole realtà poco conosciute ai più e attraverso il nostro operato acquistano inevitabilmente una maggiore attenzione a livello turistico e di intrattenimento. Uno degli scopi paralleli della nostra ricerca è anche quello di portare a maggior conoscenza luoghi e avvenimenti molto importanti spesso non considerati. Fa parte della nostra passione anche il continuo stupore di poter “scoprire” e visitare luoghi, spesso anche molto vicini a noi, di cui non sapevamo l’esistenza».
Come siete accolti da enti, istituzioni o privati cittadini?
«Come è facile comprendere, riceviamo dei secchi “non siamo interessanti a questo tipo di ricerca” principalmente dalle istituzioni. Altre invece accolgo di buon occhio questa nostra ricerca e vede in essa anche una possibilità di pubblicità dato che spesso il nostro operato è seguito da articoli giornalistici e televisivi. I privati cittadini, come dicevamo prima, ci contattano invece direttamente. In questo caso ci accolgono a braccia aperte come coloro che tenteranno di dare loro una conferma di ciò che sentono e vedono di anomalo».
Qualche tempo fa ho avuto modo d’intervistare Massimo Polidoro, segretario nazionale del CICAP, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale, secondo cui tutto ciò che è “inspiegato” ha comunque una spiegazione scientifica. Voi cosa ne pensate?
«Posso dire che sono pienamente d’accordo con questa affermazione. Il nostro operato è strettamente razionale e questo lo dimostra il fatto che non abbiamo alcun sensitivo all’interno della nostra associazione. La nostra è una ricerca in un ambito di confine a cui ora non sappiamo dare una risposta precisa. In passato, in più parti del mondo, ci sono stati diversi casi dove scienziati, ingegneri e dottori non hanno saputo spiegare razionalmente a cosa hanno assistito. Solo il futuro, una visione più ampia delle cose che ci circondano, unito a un progresso scientifico e tecnologico sapranno dare delle risposte».
Un’ultima domanda, forse banale, ma non riesco a non farvela: ma non avete paura?
«Paura intesa come tale no, dicevo pocanzi che il nostro approccio è scettico e quindi cerchiamo sempre di trovare una risposta più che razionale, per spiegare un avvenimento apparentemente anomalo. Tuttavia qualcosa di inspiegabile resta e questo ci dà la forza e la curiosità per andare avanti nella nostra ricerca». □
Info:
web: www.hesperya.net
facebook: https://www.facebook.com/HesperyaCrew
twitter: https://twitter.com/HesperyaCrew
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